Che cosa migliora con l’età

Con l’età migliora pensiero. La cultura occidentale, che trae origine soprattutto dalla Grecia dei filosofi, ha finito per dar valore solo ad una componente del pensiero, facendola coincidere con l’intero concetto: oggi, intelligenza e pensiero appaiono sinonimi, e si ritiene che sia importante sviluppare, fin dalla tenera età, la potenza dell’intelligenza, spesso misurata e ridotta ad un numero col quale classificare le persone.

Fino a poco tempo fa, ma spero che resista, la cultura orientale, invece, dava molta più importanza all’esperienza, come componente essenziale del pensiero. Per questo rimane, nella cultura orientale, la venerazione nei confronti dell’anziano: perfino nel linguaggio quotidiano, l’età comporta un valore, ed è quindi normale, per la persona cinesegiapponesecoreanaindiana, e spesso anche africana, dare per scontato che la persona anziana sia anche più saggia.

Mentre l’intelligenza si può potenziare, con lo studio e con l’allenamento, l’esperienza è molto più difficile da trasmettere, ed il metodo riconosciuto più efficace è la venerazione, quella che hanno le popolazioni orientali nei confronti dei maestri.

In occidente, restano tracce di questo metodo da una parte con il nome di “prete“, che deriva dal latino “presbiter“, vecchio, attribuito a chi ha un ruolo di trasmissione dei valori, e dall’altra nel concetto di “transfert” utilizzato dalla psicanalisi come sistema per indurre il cliente ad apprendere dal terapeuta come utilizzare il proprio pensiero.

Apparentemente, la scelta occidentale, di un pensiero preciso e rigorosamente logico, sembra vincente, e in parte sta convincendo le culture orientali: il calcolatore elettronico sta assumendo importanza sempre maggiore nella società, ed arriva a prendere decisioni sempre più influenti nella vita delle persone. Si pensi a quanto determina negli andamenti finanziari nazionali e mondiali: i criteri per definire l’opportunità di un’inflazione derivano da analisi consentite solo a potenti dispositivi informatici, e comportanto la conseguenza dell’impoverimento di alcune persone rispetto ad altre che, per la macchina intelligente, restano comunque solo dei numeri.

La speranza resta nel pensiero orientalel’esperienza e la saggezza in grado di governare il pensiero, e di decidere come usare l’intelligenza. Se il pensiero potesse essere rappresentato da un’automobile, potremmo dire che la tendenza attuale è orientata al potenziamento del motore e della tenuta di strada, mentre la cultura della saggezza dovrebbe riprendere in mano la capacità di decidere dove andare.

Con l’età aumenta l’esperienza e, per chi lo ha scelto, la saggezza. Diminuisce l’efficienza intellettiva, in pratica l’intelligenza, ma aumenta la capacità di dirigere il pensiero, di usarlo per trovare le soluzioni sagge invece che quelle intelligenti che tuttavia comportano conseguenze che sfuggono alla razionalità.

La saggezza non si può insegnare: si può solo imparare. Per questo, le culture che venerano gli anziani aprono le porte ai giovani per l’apprendimento della saggezza: diversamente diventeranno solo intelligenti, avranno ragione, ma non sapranno evitare la guerra.

Pubblicato da

Alessandro Zucchelli

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