I cani non sono più quelli di una volta.

E nemmeno i gatti. Nel giro di meno di un secolo questi animali sono molto cambiati, per le capacità. Quando ero piccolo io, nel primo dopoguerra, la maggior parte dei cani serviva solo per fare la guardia: durante il giorno stavano legati alla catena, presso la loro cuccia, e durante la notte dovevano stare attenti agli intrusi, animali o umani che fossero. Se durante la notte ci fosse stato un furto, la mattina ci sarebbe stato il bastone. Anche i gatti erano molto diversi da oggi: acerrimi nemici dei cani, liberavano le case dai topi, ma era praticamente impossibile avvicinarli, perché soffiavano ed erano pronti a graffiare.

Il cambiamento è stato graduale, ed è sembrato naturale, ma oggi i cani ed i gatti domestici sono molto differenti da quelli delle generazioni passate: sembra quasi che parlino, tanto sono in grado di interagire con chi vive con loro, e dimostrano grandi capacità mentali, intuendo ciò che si dice loro e, spesso, sono in grado di prevenire i desideri di chi li accudisce. Anche tra loro, cani e gatti, vanno d’accordo, si capiscono e collaborano.

Mentre al tempo dei miei nonni, cani e gatti erano semplicemente animali da “usare”, privi di intelligenza e di sentimenti, oggi si è in grado di ammirarne le capacità intellettive e la partecipazione emotiva, e sono molte le persone che, in occasione di un grande dolore, hanno trovato consolazione dalla vicinanza solidale del loro cane e anche del loro gatto.

È intuitivo che questi animali non sono diventati più intelligenti: il loro cervello è rimasto costante, non si è sviluppato particolarmente negli ultimi decenni. Semplicemente, hanno imparato ad usare meglio il loro sistema nervoso. Hanno imparato soluzioni a problemi nuovi, e ne hanno fatto esperienza. Questo perché, anche se si fa fatica ad ammetterlo, il cervello non è una macchina calcolatrice composta di nervi, non è vincolato alle regole della logica: invece, è un sistema in grado di imparare soluzioni sempre più complesse, ben più sofisticate di quanto consenta la logica. In altri termini, intelligenti si diventa, grazie all’apprendimento. Come i cani ed i gatti imparano a diventare intelligenti vivendo a contatto con l’essere umano, così anche i bambini imparano a diventare intelligenti se questo gli viene insegnato: i giovani di oggi sono molto più intelligenti dei nostri nonni, perché conoscono molte più soluzioni.

I cani ed i gatti diventano intelligenti grazie rapporto con chi insegna loro ad usare l’intelligenza: i nostri nonni usavano il bastone; noi usiamo l’affetto e la meraviglia. L’animale impara a convivere con l’essere umano perché avverte che l’essere umano gli vuole bene, e quindi si impegna, spontaneamente, per essere all’altezza della relazione.

Lo stesso succede con i bambini: i nostri nonni li castigavano fin da piccoli, ed imparavano poco. Oggi i bambini piccoli ricevono affetto e ammirazione, e sviluppano l’intelligenza. Poi, quando vanno a scuola, troppo spesso si dimentica il metodo, e si smette di ammirare. Si giudica, si condanna, si castiga, e si interrompe il processo evolutivo.

Per questo, oggi abbiamo giovani più intelligenti, ma che non sanno come usare la loro intelligenza per convivere con quegli stessi adulti che da piccoli li adoravano ed ora non li sopportano.

Sicuramente, bisognerebbe approfondire caso per caso, e non è mia intenzione cercare di convincere chi preferisce conservare le proprie convinzioni.

Tuttavia, per chi vuole un paio di spunti di riflessione, l’evoluzione del comportamento dei cani e dei gatti ci propone prima di tutto di meditare sul fatto che l’intelligenza si impara. Non si nasce intelligenti: sono le occasioni della vita che ci rendono intelligenti. I cervelli degli esseri umani sono poco differenti per dimensioni, l’uno dall’altro, per esempio in confronto con quelli degli altri primati. Invece, ciò che ne caratterizza l’efficienza è la capacità di utilizzarlo, e ciascuno può continuare ad aumentare la propria intelligenza. Se si trattasse di automobili, potremmo dire che il risultato finale dipende molto meno dalla potenza del motore e molto di più dall’abilità di chi è alla guida, che può sempre essere migliorata.

Il secondo spunto è che il sistema per aumentare la padronanza del pensiero passa dalla stima da parte di chi ci insegna. Non sono i castighi o le sgridate, che aiutano, bensì le conferme positive, quelle che siamo capaci di dare ai cani ed ai gatti, ed ai bambini piccoli, e che troppo spesso si smette di utilizzare quando diventano grandi.

Pubblicato da

Alessandro Zucchelli

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