«La vita è un viaggio, e chi viaggia vive due volte»
Premessa. Giro turistico in Islanda, dal 4 al 14 giugno, partendo da Reykjavìk e percorrendola in senso orario, sulla nazionale N° 1, con qualche deviazione, in particolare per visitare i Fiordi Occidentali. Il percorso è stato effettuato su un camper motorizzato Ducato, per un totale di quasi tremila chilometri. Il viaggio è stato accuratamente progettato e studiato da mia moglie Sonia.
Anche qui vive la sterna, un uccello della specie delle rondini, monogamo, migratore, carnivoro. La sterna d’estate vive nelle zone sub polari, Artiche e Antartiche, per migrare, d’inverno, in territori più temperati. Mi sono accorto di questi uccelli quando ne ho vista uno attaccare Sonia, che si era avviata verso la spiaggia per fare qualche foto. C’era un gruppo di sterne che volavano in cerchio, come le rondini, e all’improvviso una si è staccata dal gruppo, per scendere in picchiata verso Sonia: l’ha evitata per circa venti centimetri, ed ha subito ripreso il suo volo. Sonia l’ha vista e si è girata, tornando sui suoi passi e rinunciando alla spiaggia.
Un attacco preciso, deliberato, ed interrotto: praticamente un avvertimento. Come se avesse voluto dire «ti stai avvicinando troppo: se diventi pericolosa, prima lo divento io». Infatti, in quella zona, erano presenti, tra i sassi della spiaggia, i nidi di questi eleganti volatili: i genitori si dànno il turno nella cova, mentre l’altro va a pesca e sta attento che non si avvicinino pericoli.
È stato un attacco da manuale: interrompendo l’assalto, la sterna ha evidenziato la propria capacità di controllarsi e, contemporaneamente, la minaccia nel caso l’avvertimento non venisse recepito. Mentre i suoi simili volavano per i fatti loro, il padre (o la madre, a seconda del turno di assistenza ai piccoli) provvedeva a minacciare chi poteva costituire un pericolo per i suoi piccoli con un coraggio notevole: nonostante il peso di un etto e mezzo, non esitava ad affrontare la mole dell’essere umano, pur con la prudenza necessaria.
Si è trattato di un magnifico esempio dell’amore dal punto di vista degli animali, evidenziando due aspetti molto importanti. Il primo: i piccoli, o le uova, nemmeno possono immaginare cosa stia facendo il genitore, che rischia la vita per loro: l’amore è un modo di vivere, anche quando non si vede. Per gli animali, l’amore per i figli si concretizza soprattutto nella fatica di proteggere, procurando il cibo e difendendo dai pericoli, e l’amore di coppia sta nella complicità in queste fatiche, così da renderle efficaci utilizzandole appieno in una collaborazione reciproca. L’aspetto importante è costituito proprio dal fatto che chi è amato può ignorare completamente le fatiche ed i problemi di chi ama: quello che conta, è il risultato finale, e non i mezzi mediante i quali viene raggiunto. Questo comporta che, anche quando gli sforzi sono più intensi, non è detto che chi viene amato se ne accorga, come per esempio succede spesso da parte dei figli durante l’adolescenza, che capiranno solo molto tempo dopo, se lo vorranno, quanto è stato fatto per loro dai genitori. (E, magari, adesso ci scappa una riflessione anche sui tuoi genitori…)
Il secondo punto, è che per chi viene aggredito, perché sembra impossibile parlare di amore: è odio. Amore e odio, infatti, sono due facce della medesima medaglia: per amare occorre saper odiare. In pratica (e non in teoria!) l’amore consiste nella capacità di difendere chi si ama anche a costo della vita: amare è la fatica che si fa per proteggere. L’amore degli animali per i figli finisce qui: la protezione. Quando gli animali vivono in coppia, come molti volatili e la sterna in particolare, l’amore di coppia consiste nella fatica per difendere quanto si costruisce assieme, prima di tutto il nido e la prole. Per l’essere umano le cose si complicano, ma la base comincia da qui. Soprattutto, è importante ricordare che, quando c’è odio, questo vuol dire che c’è amore: un amore per ciò che forse non si vede, ma che è prezioso per chi sta facendo la fatica di odiare quanti vive come pericolosi nei confronti del suo oggetto di protezione. Gli eroi di guerra hanno dato la vita per proteggere i propri concittadini, uccidendo molti nemici.
La teoria dell’amore porta a pensare che possa essere universale, ma la pratica, a cominciare dall’amore animale, è gerarchica: non è possibile amare tutti allo stesso modo. Anche quando si tratta dell’amore per i figli, i genitori non possono amarli senza fare differenze. Per esempio, se uno è più forte e se la prende col fratello più debole, il genitore difenderà il debole dal forte, amando quindi in modo diverso. È probabile che, in media, nel tempo, l’amore dei genitori per i loro figli sia praticamente uguale per tutti, ma è falso sostenere che questo sia avvenuto momento per momento, perché non può essere diviso equamente.
Naturalmente, la vita di coppia di tutti i volatili è caratterizzata da modalità molto simili di amore, indipendentemente dalla specie cui appartengono. K. Lorenz lo aveva studiato sui germani, e a me è capitato di ripassarlo in Islanda.
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