«Penso, quindi sono»
Un quadro completo sul Complesso di Edipo, a questo link
S. Freud ha inventato la psicanalisi per curare l’isteria e, studiando i sogni dei suoi pazienti, ha scoperto il “Complesso di Edipo“, considerandolo la causa dell’isteria. Successivamente, i suoi seguaci, ed in particolare sua figlia Anna, hanno approfondito il tema, derivandone, tra l’altro, il concetto di “meccanismo di difesa“, ed elencandone nove, come sistemi prevalentemente utilizzati dal bambino per uscire dal dramma generato dal conflitto fondamentale del Complesso di Edipo, quello che divide la persona tra impulso e ragione.
Col tempo, quindi, ci si è accorti che il Complesso di Edipo non è una condizione esclusiva di chi soffre di isteria: invece, è un passaggio inevitabile per quanti arrivano al terzo anno di vita senza particolari psicopatologie. In altri termini, la conseguenza più comune del Complesso di Edipo, che consiste nel sentirsi “divisi” tra il senso del dovere ed il desiderio del piacere, è comune a quanti non hanno problemi di pazzia, mentre non appartiene al mondo animale. In ogni cultura è presente il dualismo tra bene e male e, generalmente, sono le religioni a spiegarlo, ciascuna con una propria terminologia, ottenendo che la contrapposizione originata in quella notte verso i tre anni, appaia come costitutiva dell’essere umano.
La prima conseguenza, quindi, è proprio il vissuto di contrapposizione, tra un desiderio del piacere opposto ad un senso del dovere. Solo chi, per qualsiasi motivo, non vive il conflitto edipico, per patologie psichiatriche o per deficienze neurologiche o fisiologiche, non sente la contrapposizione. Una seconda conseguenza, quasi altrettanto diffusa, riguarda il sentimento di inadeguatezza o di inferiorità: proprio per la conflittualità interiore, che rende impossibile il perfetto autocontrollo, quasi tutte le persone finiscono per ritenere di avere un “difetto” congenito, per cui fanno fatica a fare il bene, e non riescono ad evitare il male, convinte che, invece, gli altri non abbiano questo problema. È utile sapere, al contrario, che questa difficoltà è generale, con la sola eccezione dei malati mentali: tutti temono di non riuscire a controllare l’istinto, ma imparano a non far vedere il loro timore, e imparano a fingere di sapersi controllare. Per questo la società struttura sistemi che consentano di ridurre le difficoltà di controllo individuali, a partire dall’abito: indipendentemente dal clima, l’essere umano copre sempre gli organi genitali. Gli animali, che non hanno il Complesso di Edipo, non hanno questo problema. La società, mediante gli aspetti “formali” consente a tutti di presentarsi in modo protetto, così che tutti possano apparire perfettamente controllati, seguendo quanto prescritto dai manuali della buona educazione che viene insegnata fin dai primi anni di scuola, e nessuno possa accorgersi delle difficoltà di ciascuno nel tenere a bada il proprio impulso.
Il sentimento di inadeguatezza si fraziona poi in tante variazioni individuali: mentre più o meno tutti si sentono “sbagliati”, ciascuno trova, in base alle esperienze infantili e a quelle successive, sistemi per compensarsi e mantenere un equilibrio nonostante la conflittualità. A. Freud, come visto nell’articolo precedente, ha elencato nove sistemi, chiamandoli “meccanismi di difesa“: da allora gli studiosi ne hanno aggiunti e modificati, in funzione alla cultura all’interno della quale vivevano i loro pazienti. Infatti, il Complesso di Edipo risente di tutte le variabili possibili, tanto relative alla mentalità dei genitori che a quella dell’ambiente circostante, per cui il bambino trova le soluzioni più adatte a lui in quel momento, anche se poi, quando sarà adulto, potrebbero dimostrarsi meno adeguate.
Per capire bene quello che succede in quel periodo così importante per il futuro del bambino, riprendiamolo schematicamente. Qui ho impostato, approssimativamente, la crescita della pulsione sessuale, in rosso, in rapporto all’età del bambino:
anche se, ingrandendo la traccia alle dimensioni giornaliere, ne vedremmo un profilo simile a quello degli elettrocardiogrammi, con tantissime variazioni in su ed in giù, pur mantenendo la media secondo la linea riportata qui. Il picco più alto dell’intensità della pulsione corrisponde alla notte della scissione della personalità: non potrà salire ulteriormente perché da allora il bambino eviterà di lasciarsi andare completamente. In seguito, la pulsione rimane più o meno costante a quel livello per un paio d’anni, ed il bambino si abitua, imparando a gestirla nei modi che abbiamo visto e che approfondiremo. Successivamente, verso il 5° anno, comincia a calare, lasciando spazio ad altri sviluppi.
La soluzione ideale del Complesso di Edipo, già teorizzata anche da Freud, comporterebbe che il bambino, per esorcizzare il timore di perdere il controllo, prendesse in considerazione il lettone e la relazione tra i genitori, immaginando quindi che il genitore di sesso uguale, accorgendosi dell’interesse del bambino per il genitore di sesso diverso, ne diventasse geloso ed intendesse punirlo, secondo lo schema qui sotto:
Il bambino quindi, per ottenere un autocontrollo della pulsione, interpreterebbe le sgridate che riceve dal genitore di sesso uguale come espressione della propria gelosia, ed utilizzerebbe la paura di essere punito da questo genitore per impedirsi i sogni di intimità col genitore di sesso diverso: Freud parlò, a questo proposito, di “Complesso di Castrazione“.
Col passare del tempo, verso il sesto anno, e con la riduzione della pulsione sessuale, il bambino avrà modo di verificare che 1) non è successo nulla col genitore di sesso diverso, 2) che il genitore di sesso uguale non lo ha punito, e 3) che se un domani vorrà avere un coniuge tanto attraente quanto il genitore di sesso diverso, occorrerà che si dia da fare per imparare come si fa dal genitore di sesso uguale. In questo modo, in teoria, il Complesso di Edipo viene superato mediante l’identificazione nel proprio genere ed acquisendo come modello la figura del genitore del proprio sesso. In teoria: perché, di fatto, questa evoluzione è sempre più rara, e per ciascuno si verifica qualche variazione, spesso anche fonte di qualche disagio.
Il problema di base è costituito dalla scoperta di possedere un istinto pericoloso: verso i tre anni, il bambino, quale che sia il genere, ha occasione per provare sulla propria pelle che, se si abbandonasse ai propri impulsi di attrazione sessuale, finirebbe per scomparire nel genitore di sesso diverso, annullandosi in una fusione che non gli lascerebbe né spazio né vita individuale. Anche molti innamoramenti adolescenziali sono connotati da questo sogno di vita simbiotica – due cuori e una capanna – , destinato ad infrangersi contro la concretezza di una reale convivenza.
Come già notato, gli animali non passano dal Complesso di Edipo, in quanto non hanno ritardi di sviluppo da recuperare. Per l’essere umano, grazie anche allo sviluppo del Sistema Nervoso Centrale, che già nel bambino è già molto più potente rispetto a quello dei Primati, il momento della scoperta della potenza dell’istinto comporta anche la valorizzazione di una modalità di pensiero già presente ma non così attiva: quella che Freud ha chiamato “Ego“, deputata al senso critico. Mentre l’impulso, quello che Freud chiama “Id“, cerca la soddisfazione dei propri bisogni vitali, e mentre il pensiero comune agli animali, quello che Freud chiama “Super Ego“, deduce regole dall’esperienza e non riesce a staccarsi da quelle, l'”Ego” è in grado di gestire l’eccezione, a partire dal momento drammatico della scoperta della pulsione incontrollabile. In quel momento, mentre l'”Id” diceva «voglio tutto!», ed il “Super Ego” rispondeva «sono tutto sbagliato!», l'”Ego” si è svegliato, ed ha deciso «Non sono ancora morto: vediamo cosa si può fare». Le tre modalità di pensiero, o “istanze psichiche“, come le ha chiamate Freud, iniziano da lì la convivenza, spesso conflittuale, permettendo all'”Io“, nei momenti di pace, di sviluppare l’intelligenza critica che non hanno gli altri animali.
L’intelligenza critica, quella capace di dubitare delle regole, è uno strumento particolarmente difficile da utilizzare, e ne ho già parlato in altri articoli. Mentre si ritiene che la logica debba seguire regole ferree, come fanno i calcolatori elettronici, l’Io è in grado di cogliere le eccezioni alle regole, perdendo la sicurezza della regola, ma affacciandosi alle novità del progresso. Tra l’altro, come già accennato, e come vedremo in altre occasioni, è proprio l’intelligenza critica che permette di mentire, uscendo tanto dal pensiero impulsivo dell’Id, che da quello normativo del Super Io. Potremmo dire che la prima scintilla dell’intelligenza critica si manifesti appunto mediante la bugia, quella che la Bibbia attribuisce ad Adamo ed Eva immediatamente dopo il loro avere mangiato dell’albero “della conoscenza del Bene e del Male“: appunto, dopo avere acquisito l’intelligenza critica.
Insicurezza (sentirsi “sbagliati”), inadeguatezza (pensare che gli altri siano migliori) ed intelligenza critica sono quindi le conseguenze fondamentali del Complesso di Edipo. Vedremo nel prossimo articolo qualche aspetto più individualizzato.
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