Il “complesso di Edipo” – parte II – Il fatto

«…Aveva visto un sole nero…»

(L’elastico)

Un quadro completo sul Complesso di Edipo, a questo link

Premessa. Tratterò l’argomento per quanto comune a maschi e femmine. In realtà, ci bimbasono differenze di genere, ma la varietà delle condizioni educative le rendono sempre più individualizzate, da esaminare caso per caso. Per questo qui farò riferimento ad un generico bambino, indipendentemente dal genere, lasciando ad altre occasioni gli approfondimenti.

Come visto nell’articolo precedente, verso i trenta mesi di vita inizia l’attività ormonale, e viene manifestato, per esempio, dall’acquisizione dei tratti maschili o femminili del viso. Col passare dei giorni, il processo di recupero delle funzionalità sessuali continua, si estende e si allarga, coinvolgendo la gestione delle emozioni del bambino. Mentre fino qualche settimana prima, per il bambino le coccole erano tutte uguali, indipendentemente da chi gliele facesse, ora, con l’aumento dell’attività ormonale anche il piacere derivato dall’affetto si differenzia, e le carezze del genitore di sesso edipo2diverso comportano una partecipazione nuova. Spesso il bambino mostra di preferire la vicinanza col genitore di sesso diverso, ma, se il coinvolgimento lo imbarazza, allora presenta aspetti pubblici di rifiuto, e sceglie la vicinanza col genitore di sesso uguale. Alcuni bambini manifestano questa scelta in modo costante, chi per il genitore di sesso diverso, che per quello di sesso uguale; in altri casi la scelta varia in funzione dell’umore o altre condizioni che, comunque, ad un’osservazione attenta, non sfuggono.

Per tutti, l’intensità della pressione sessuale determinata dall’attivazione del sistema ormonale e dalla presa in carico da parte del Sistema Nervoso Centrale, continua ad aumentare, portando cambiamenti che, anche se variano da bambino a bambino, in funzione di quanto è consentito nell’ambiente, sono comunque significativi. Tra i cambiamenti più comuni, è frequente la richiesta di dormire nel lettone dei genitori, dove il bambino può, senza farsi scoprire, prendere affetto dal genitore di sesso uguale, e contemporaneamente piacere dal contatto con il genitore di sesso diverso. Intanto, l’attività ormonale cresce e le emozioni collegate diventano sempre più forti. È edipo3presumibile, anche in base a molti dettagli che emergono dall’analisi dei sogni degli adulti, che in questo periodo il bambino abbia momenti in cui si perde ad immaginare un contatto fisico con il genitore di sesso differente.

La pulsione sessuale, sollecitata dallo sviluppo ormonale, aumenta di giorno in giorno, con tutte le variazioni determinate dai parametri ambientali: il cibo, gli odori, le presenze, determinano aumenti o riduzioni che nemmeno gli adulti sanno cogliere in se stessi e, a maggior ragione, il bambino. Quando la pulsione aumenta, generalmente prima di addormentarsi, il bambino impara ad immaginare di essere piacevolmente accarezzato dal genitore di sesso diverso. Col passare dei giorni, e col crescere della pulsione, le immagini diventano sempre più vivaci, realistiche, e gradite.gorgo

Succede così che, verso il terzo anno di vita, una notte, il bambino ha un’esperienza così intensa di queste emozioni, da sentirsi completamente coinvolto, annullato dal piacere in un contatto fisico – immaginato – col genitore di sesso diverso, al punto di non distinguersene più. E, quasi contemporaneamente, tutto questo va ad urtare contro il processo che, un anno prima, lo aveva portato a distinguersi, a riconoscersi nell’IO.

Ne deriva, in brevissimo tempo, un disastro angosciante. Da una parte la pulsione che desidera il piacere ed un profondo contatto fisico, e dall’altra il pensiero, ormai attaccato alla propria identità, che teme per l’incolumità nel caso si realizzasse un desiderio così intensamente ricercato. Se l’impulso dovesse prevalere, il bambino scomparirebbe gorgo2annullato dalla massa fisica del genitore di sesso diverso, ed il pensiero si accorge di questo gravissimo problema.

Fino a ieri, pulsione e pensiero andavano d’accordo: se aveva sete, decideva di bere, e la sete passava, e così col sonno, con la fame… anche col desiderio di coccole. Da adesso, l’intesa interiore non è più possibile. Il germe della discordia tra coscienza e impulso, tra bene e male, tra dovere e piacere, nasce qui, e rimane per tutta la vita. La persona si divide: il «video meliora proboque deteriora sequor (vedo il meglio, e lo approvo, ma finisco per seguire il peggio)», di Ovidio, ripreso poi da San Paolo, Petrarca e Foscolo, diventa il tema della vita adulta, nella conflittualità tra angeli e diavoli, cielo e inferno, luce e tenebra, carne e spirito, e di tutte le antitesi che tendono a dividere i buoni dai cattivi, come se potessero esistere persone solo buone o solo cattive. In quella notte, da cui siamo passati tutti, si è creata la scissione della personalità, la presunta consapevolezza di una parte “malata”, perché tendente al puro piacere, in contrasto con una parte “sana”, tendende alla yinyangperfezione teorica ed impossibile.

Nel giro di pochi minuti l’incubo scompare: il timore del bambino di confondersi con la figura dell’adulto oggetto dei suoi desideri, lo sveglia, e si rende conto che non è successo niente. Ma l’ansia resta: rimane la paura di non potersi più fidare di se stesso, che, come sai, resta anche da adulti. E nasce un altro problema: gli adulti gli appaiono come era lui prima di questo dramma, capaci di dominarsi, di decidere, mentre lui ha appena scoperto di non essere in grado di dominarsi, perché l’istinto sembra minacciare la ragione, e coinvolgerlo in avventure troppo pericolose. In altri termini, il bambino ritiene di aver dentro qualcosa di sbagliato, e questa idea di “non essere ok” come direbbe T. Harris, autore esperto di Analisi Transazionale, resta anche nell’adulto. Probabilmente anche a te è capitato di pensare di aver dentro qualcosa di sbagliato, che ti impedisca di mettere in pratica i propositi che fai, e di tener fede a tutti gli impegni che assumi. Questa idea di essere sbagliati nasce nella notte del dramma, in cui l’impulso sembra diventare fonte di morte mentre brama il piacere, ed il bambino se ne convince subito: è l’unica spiegazione che gli permette di resistere. “Qualcosa non va bene. Non tutto, solo qualcosa“. E si chiede come fare a cavarsela con gli adulti, perfetti ai suoi occhi.

pinocchio5Nel giro di poco tempo, grazie all’intelligenza, impara a mentire ed a mettere in pratica la bugia: finge un comportamento che sa essere sbagliato, sapendo di potersi correggere, e verifica il comportamento degli adulti di fronte alla sua recita. Naturalmente, il comportamento sbagliato non riguarda la richiesta di contatto fisico con il genitore di sesso diverso, ma qualsiasi altro aspetto di contrasto tra impulso e controllo. Comunemente, questo stratagemma passa col nome di «capriccio». Per esempio, il bambino prova ad esigere una caramella prima dell’inizio del pasto, ben sapendo che non ne ha voglia. Il genitore, naturalmente, nega il permesso: allora il bambino reagisce col pianto angosciato, non per il bisogno della caramella, che è simulato, ma per il terrore che, a fronte di un bambino “sbagliato“, i genitori non lo accettino, e lo condannino, sgridandolo. D’altro canto, nel caso che qualcuno intervenisse a favore del bambino, di solito la nonna, e lo lasciasse mangiare la caramella prima della minestra, il bambino sarebbe contento, ma ne deriverebbe l’insicurezza per cui, se il suo impulso lo portasse a chiedere un abbraccio così intenso come gli piacerebbe da parte del genitore di sesso diverso, e la nonna intervenisse per accontentarlo, il rischio sarebbe di rimanere in balìa delle proprie pulsioni, già note come pericolose per l’incolumità.

Il periodo tra i tre ed i sei anni è quindi una fase tremenda, di ansie e di angosce, fondato sui capricci e sul terrore di essere sbagliato, ma con tutte le cautele per non farsi scoprire. Di fatto, è il bambino che crede di essere sbagliato, ma nessuno, intorno a lui, lo pensa, quindi i suoi tentativi vanno tutti a buon fine. Verso il sesto anno la pulsione scolaroormonale si normalizza e, probabilmente, proprio in quanto viene lasciato spazio allo sviluppo di altre funzioni, si riduce. Sta di fatto che il bambino è più sereno, può andare a scuola ad imparare, e anche fisicamente assume caratteri meno differenziati per genere, lasciando all’abito ed alla pettinatura il compito di far sapere se si tratta di un maschietto o di una femminuccia.

Col termine del periodo delle tempeste ormonali, il bambino assimila le esperienze fatte, ed acquisisce il genere: al di là di quanto definito biologicamente, quanto è accaduto in questi tre anni lo indirizza verso una identificazione sessuata. Se, da una parte, solo oggi ci si rende conto della normalità di una identificazione psicologica col sesso diverso da quello biologico, dall’altra ogni bambino impara da sempre, in questo periodo, come essere maschio o femmina in modo individualizzato, in funzione proprio di quanto e di come ha vissuto quello che, ormai, passa sotto il nome di «complesso di Edipo», appena descritto.

gaber1Nei prossimi articoli non sarà possibile esaminare tutte le possibili conseguenze, e mi limiterò ad alcune, soprattutto per fornire elementi di comprensione della modalità con cui il complesso di Edipo si svolge, come può incidere sulla personalità, e come aiutare il bambino.

(NB: al link iniziale, ho inserto “l’elastico“, un brano di G. Gaber che, a mio parere, esprime bene le emozioni di quella notte)

Pubblicato da

Alessandro Zucchelli

vedi www.sanzuc.it