La difficoltà di decidere di cambiare

«Non ho paura di cambiare ma ho il terrore di rimanere uguale»

(M. Montemagno)

La voglia di cambiare è presente in molte persone, per alcune in modo costante, per altre indecisoa periodi alterni, ma è sicuramente molto diffusa. Tuttavia, mai come in questo tema vale il detto per cui tra il dire ed il fare c’è di mezzo il mare… settimane, mesi, anni di indecisione. Tutto questo, mentre il cambiamento continua, naturalmente, consumando la vita, determinato dalle decisioni altrui.

Tuttavia, l’incertezza rimane, e solo raramente, in seguito a qualche problema significativo, ci si decidere a chiedere aiuto, spesso dopo aver cercato invano di fare da soli. Effettivamente, sono molti i comportamenti che si possono cambiare autonomamente: in un articolo precedente ho anche fornito qualche indicazione su come riuscire meglio. D’altro canto, come diceva A. Einstein, «non Einsteinpossiamo risolvere i problemi con lo stesso tipo di pensiero con cui li abbiamo creati», e, spesso, il cambiamento che si desidera è conseguenza di pensieri, magari inconsapevoli, che hanno modificato il comportamento. Per questo, il confronto con un’altra persona è il metodo più efficace per ottenere un cambiamento.

I motivi per cui si ritarda la ricerca di un aiuto nel cambiamento sono fondamentalmente di due tipi: uno legato alla persona e l’altro legato al consulente da trovare. Il primo si fonda sul timore/speranza di non poter cambiare. Ci sono persone che non cercano aiuto nella convinzione che non sia possibile aiutarle, come succede spesso a chi teme di avere un brutto male, e fa di tutto per ritardare gli esami, come se questo gli lasciasse speranza.

C’è anche un nutrito gruppo di persone che spera” di non poter cambiare. A prima vista non si direbbe, eppure molti comportamenti disturbanti nascondono anche aspetti vantaggiosi, spesso di tipo inconscio, che rendono difficile il fai da te del cambiamento, fumoed anche il chiedere aiuto. Per esempio, è frequente che dietro al vizio del fumo non ci sia soltanto l’assuefazione, ma anche altri vantaggi inconsci, come il permesso di disturbare (“è più forte di me“) o di sbagliare (“vedete bene che non sono perfetto“) o di lamentarsi ed aver diritto alla compassione (“vorrei smettere, ma non ne ho il tempo“), eccetera. Così in tanti altri aspetti della vita quotidiana: è raro che un comportamento porti solo vantaggi o solo svantaggi, ed è il confronto con un esperto l’unico modo per capire quale sia il bilancio effettivo.

Il secondo motivo di ritardo risiede nel consulente: non è facile affidarsi ad una persona per farsi aiutare a cambiare. «E se poi, invece di farmi cambiare, mi danneggia?». In psicodiagnosirealtà, non ci sono garanzie: la scuola, le religioni, la cultura, dalla lettura ai media, addirittura l’ambiente e ciò che si mangia producono cambiamenti senza chiedere il permesso: si pensi ai tentativi della pubblicità di influenzare la gestione dei risparmi, per esempio. Il professionista, per lo meno, assume un incarico, e di conseguenza cerca di risolverlo al meglio. Dopo la conoscenza iniziale, per definire i margini del problema per il quale ci si rivolge all’esperto, il professionista decide se si tratta di una sua competenza e nel caso assume il compito: vanno comunque precisate tre tipologie di professionisti del cambiamento.

La prima classe di esperti nell’aiutare a cambiare si occupa di cambiamenti specifici, generalmente in modo esclusivo, anche se spesso relativamente a diverse specialità: per esempio, fobie, ossessioni, ansie, Ipnosidepressioni, oppure conflittualità di coppia, o problematiche dell’infanzia, eccetera. Sono diverse le Scuole (cognitivismo, ipnosi, scuola sistemica, eccetera) e le tecniche cui si fa ricorso, ed ogni esperto ha la sua, ma l’obiettivo resta il medesimo, assolvere al compito di insegnare a modificare il comportamento in modo che il cliente risolva il suo problema. La maggior parte delle Scuole prescrive anche un “contratto” che stabilisca gli impegni reciproci ed il numero delle sedute entro cui terminare.

La seconda tipologia di professionisti affronta il tema generale della personalità, seguendo le procedure stabilite dalla Scuola di appartenenza. Storicamente, la prima Scuola di questo genere è stata la Psicanalisi Freudiana, seguita da quella Junghiana, e, via via, dalle successive frammentazioni più o meno collegate e riferite al sistema messo a punto da S. Freud. Io stesso sono stato co-fondatore, assieme ad undici colleghi, della Scuola di Psicoterapia dell’Analisi Immaginativa (S.I.P.A.I.) ideata dal compianto prof. G. Balzarini, un’evoluzione della AnalisiImmaginativapsicanalisi che ottiene la produzione di sogni durante la seduta; precedentemente avevo collaborato con altri gruppi di studio a orientamento psicanalitico. La caratteristica di queste scuole è quella di prescrivere una procedura, sia pure più elastica delle scuole di tipo cognitivo, ma sempre relativamente rigida. In altri termini, viene presupposto che il successo nel portare a termine il cambiamento dipenda dal metodo utilizzato, in quanto valido e certificato da chi l’ha fondato e dagli aggiornamenti richiesti per poter mantenere il permesso di appartenere alla Scuola.

Infine, ci sono i «cani sciolti, senza collare», come ci definisce qualcuno: siamo quelli che hanno l’obiettivo principale di portare la persona alla pace con se stessa, di solito conoscendo ed utilizzando le tecniche di diverse Scuole, e traendo da ciascuna quello che pacel’esperienza insegna essere più efficace. Il presupposto fondamentale è che ogni problema di ordine psicologico, e quindi senza riferimenti a cause di tipo organico, diventa tale in quanto produce disaccordo tra il pensiero e l’impulso. Il pensiero è sociale, e mira a convivere con gli altri, l’impulso è individuale e mira a garantire la vita: se, per qualsiasi motivo, questi due aspetti della personalità cominciano ad entrare in disaccordo, la persona sta male e ne soffre. Si tratterà quindi di comprendere il motivo del disaccordo e di aiutare la persona a ritrovare la pace con se stessa, in un percorso che, una volta iniziato, proseguirà da solo, perché tutti amano stare sempre meglio.

Per questo, quando si intuisce che, per cambiare è necessario chiedere aiuto, è importante avere un’idea del tipo di aiuto che si ricerca, se per risolvere un sintomo, o per affidarsi ad un metodo garantito, o per cercare la pace con se stessi: ogni psicoterapia2professionista è tenuto ad spiegare al potenziale cliente a quale Scuola appartiene, e cosa intende per l’aiuto che potrà fornire. Ogni professionista è anche tenuto ad un primo colloquio senza impegno: praticamente il trattamento non comincia fino a che il cliente non è convinto, o ripensandoci dopo il primo colloquio, o, per alcune scuole come la psicanalisi, provando per un breve periodo.

Di conseguenza, visto che stando male il tempo passa ugualmente, meglio organizzarsi un po’ e cercare il tipo di aiuto migliore per farsi aiutare.

Pubblicato da

Alessandro Zucchelli

vedi www.sanzuc.it