«L’errore non è la separazione: l’errore è stato il matrimonio, ed i figli sono la conseguenza migliore di quell’errore»
In passato, quando si sbagliava nella scelta del coniuge, non restava che soffrire per tutta la vita, in nome del mantenimento dei figli. Oggi, con il diritto di famiglia, viene consentito infrangere il vincolo, ma non è ancora stato impostato un sistema efficace di preparazione al matrimonio, né di garanzia educativa per i figli di separati, pur nella ricerca che comincia ad attivarsi.
L’essere umano, in quanto evoluzione dei primati, è animale di branco: per l’essere umano il branco si chiama «tribù», criterio di convivenza tuttora in vigore, presente fin dalla comparsa dell’essere umano. Meno di seimila anni fa viene inventata la famiglia, patriarcale, prerogativa della nobiltà prima e della borghesia successivamente. Il sistema, che dà al padre il possesso dei figli (nella tribù, conoscevano solo la madre), diventa subito vincente, non solo per motivi economici, ma anche educativi: la motivazione alla formazione delle nuove generazioni passa da quella generica della tribù a quella responsabile dei genitori. Negli ultimi secoli, progressivamente, la famiglia si indebolisce, in quanto pesa soprattutto sulle spalle della donna, costretta alla sudditanza nei confronti del marito: l’emancipazione femminile, determinata in particolare dal diritto alla cultura, porta sempre più al rifiuto delle imposizioni che il matrimonio esercitava sulla sua libertà.
Per quanto ci interessa, la crisi irreversibile della famiglia, sta portando ad una fragilità per le nuove generazioni: la componente educativa si sta disperdendo e, spesso diventa anche oggetto del contendere tra gli ex coniugi, a tutto danno della formazione per i loro figli. Di conseguenza è importante offrire, ai genitori che si sentano responsabili della preparazione dei loro figli alla vita adulta, strumenti che rimarginino almeno in parte le ferite inevitabilmente prodotte dal fallimento matrimoniale o di convivenza.
Generalmente, la separazione in sé non arreca danni significativi ai figli: la convivenza coatta tra genitori in disaccordo ne arrecherebbe anche di maggiori. Invece, i sensi di colpa dei genitori e dei parenti, tendono ad attribuire alla separazione ogni normale problema che i figli in crescita possano avere, con la conseguenza che, poiché la separazione non può essere annullata, allora si dà per scontato che quei problemi non possano essere risolti. Spesso, poi, i problemi comportamentali di tipo relazionale o di rendimento scolastico, vengono attribuiti all’intervento dell’altro genitore, troppo severo o troppo indulgente, anche qui col risultato che non vengono né affrontati né tantomeno risolti. A questo si aggiunge che differenze di valori da parte dei genitori comportano, per i figli, l’indebolimento della forza educativa, vanificandone quindi gli impegni. Per questo occorrono mediatori che sappiano recuperare la genitorialità di entrambi i genitori, al fine di aumentare l’efficacia educativa, consapevoli che, sia pure in modo diverso, nessuno ama i propri figli quanto i loro genitori, l’uno e l’altro.
Il primo obiettivo da raggiungere è riuscire ad allontanare ogni altra questione rispetto al problema educativo: la Genitorialità Recuperata non è una succursale del tribunale, dove si stabilisca chi ha più ragione e chi ha più torto. È, invece, una modalità di relazione che mira a ricorstruire la comunicazione tra i genitori sugli obiettivi educativi, aiutandoli a comprendere le reciproche scale di valori, e ad identificare punti comuni sui quali collaborare.
Per questo, la prima fase di intervento riguarda soprattutto i genitori, separatamente prima, e successivamente in coppia, per raccogliere gli elementi necessari ad intrecciare una griglia di valori comuni utili nel processo educativo dei figli, dove ciascuno possa operare separatamente, ma senza distruggere il lavoro educativo dell’altro. Sono necessari anche alcuni incontri di conoscenza dei minori, in modo da coglierne le prospettive educative più urgenti, e capire su quali temi impostare la motivazione alla maturazione. In linea di massima, la prima fase comporta quindi almeno un paio di incontri individuali con ciascuno dei genitori, un paio di incontri con i figli, e un paio di incontri congiunti con i genitori.
Nel corso degli incontri, l’esperto provvede alla strutturazione di un piano educativo comune, che comprenda gli obiettivi condivisi, alcune tappe intermedie di massima, e gli strumenti identificati più idonei, anche se differenti per ciascuno dei genitori, per realizzare il percorso. Se il piano viene accettato, la seconda fase consiste nella disponibilità, da parte dell’esperto, a fornire un supporto per la definizione dei dettagli pratici, in seguito ad episodi concreti: generalmente si tratta di incontri con entrambi i genitori, per sciogliere equivoci e per modificare le strategie a fronte di problemi che emergessero.
L’educazione passa soprattutto dai genitori che, se si trovano in difficoltà, è soprattutto perché non ne conoscono gli strumenti. In passato l’educazione era soprattutto castighi e percosse: funzionava poco, ma era meglio che niente. Oggi entrambi sono aboliti, ma non sono stati sostituiti nella cultura comune, per cui si è perso il sistema per guidare la crescita. Di fatto, esistono sistemi che permettono agli educatori di ottenere concreti risultati educativi senza essere repressivi, ma occorre conoscerli ed adeguarli di volta in volta: nel Recupero della Genitorialità occorre imparare anche un pochino di pedagogia.
Le esperienze sono ancora agli inizi, anche perché i costi non sono alla portata di tutti. Se è vero che i figli dovrebbero venire prima di tutto, è anche vero che, soprattutto nelle prime fasi della separazione e del divorzio, sono spesso altissime le spese legali. Nell’attesa che anche questo servizio venga recepito dalle istituzioni, attualmente viene svolto a titolo di volontariato per chi fruisce del Gratuito Patrocinio. Per ulteriori informazioni scrivimi qui.
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