Diabolik va da Freud

«Diabolik è il più grande criminale di tutti i tempi, ma anche il più grande innamorato»

(Ginko in “la rivale di Eva”)

Pochi fumetti hanno avuto un successo immediato quanto Diabolik, anche se il primo numero, del novembre 1962, era sembrato un flop, tanto che il secondo è uscito dopo tre diabolik01mesi. L’idea di Angela Giussani, moglie di Gino Sansoni, l’editore, era quella di lanciare la sua nuova editrice, Astorina, con un periodico che avrebbe dovuto sfondare: aveva osservato le maree i pendolari che si riversavano a Milano dalla Stazione Nord, ed aveva immaginato qualcosa di tascabile che potesse essere letto durante i brevi viaggi quotidiani. Per il secondo numero venne cambiato il disegnatore e, col terzo, compare Eva Kant: il successo è immediato. Dal 1962, anno della nascita, al 1964, Diabolik crea un mercato che, successivamente, verrà invaso da tutti i tipi di concorrenza, per genere, per formato, e per trasgressione, senza mai togliergli il primato nella diffusione e nella notorietà.

Per questo, anche se sono stati diversi gli autori che si sono alternati, può essere studiato come se fosse una fiaba: il successo che ha avuto dice che ci sono motivi per preferirlo, e probabilmente ci sono anche motivi inconsci, perché qualcosa insegna. Infatti, ilmondo_ pensiero inconsapevole è sempre a caccia di apprendimento, «è il suo mestiere», e ogni divertimento può essere ricondotto ad un modo di imparare qualcosa che possa servire nei momenti meno piacevoli. Per questo, applico anche a Diabolik la chiave di lettura proposta da B. Bettelheim e ripresa su questo blog in diversi articoli (“La potenza delle fiabe“; “Capuccetto Rosso va da Freud“; e “Pinocchio va da Freud“). Questo non significa che Angela e Luciana Giussani abbiano studiato Bettelheim o abbiano inteso lasciare messaggi all’inconscio del loro pubblico: il successo del loro personaggio denota, invece, che questi messaggi erano presenti, involontariamente, ed hanno sostenuto il loro successo.

Fin dal primo numero compare il contrasto tra Diabolik e Ginko, l’ispettore di polizia che Ginkosi specializza nel perdere per un pelo la possibilità di catturarlo. Qualche volta ci riesce anche, per la verità, ma regolarmente Diabolik riesce a sfuggire, restando il suo eterno nemico. Il simbolo di Diabolik acquisisce quindi caratteristiche per quanto si contrappone a Ginko che, per la cronaca, ha il nome simile a Gino, il marito di Angela dal quale poco dopo si separerà, ma per il quale pagherà le cure quando si ammalerà.

Eva Kant compare molto presto, al terzo numero, mentre per Altea,EvaKant la compagna di Ginko, occorre aspettare la ventiduesima uscita. A questo punto, il protagonista ed il suo comprimario sono completamente simmetrici, entrambi con un legame affettivo.

Le storie, spesso criticate tanto per la violenza quanto per illustrazioni non esattamente da monastero, ma mai oltre normali limiti di decenza, comportano due caratteristiche fondamentali. Prima di tutto sono thriller di genere “nero“, dove la trama è densa di imprevisti e di sorprese, con omicidi e torture, con l’obiettivo finale dell’arricchimento illegale da parte di Diabolik. In secondo luogo, la tecnologia ha una componente dominante, tanto nella realizzazione dei crimini, che nella loro scoperta, che nelle fughe di Diabolik. In questo modo si mascheraEvadefinisce il target: Diabolik viene apprezzato da chi non ha problemi con la trasgressione e da chi, invece, ama la sfida intellettiva, e segue con interesse i ragionamenti proposti dalla vicenda.

A questo punto abbiamo gli elementi per un’analisi, non del singolo racconto, ma della saga, per cercare di capire il motivo del successo attraverso il messaggio trasmesso al pensiero inconsapevole di chi legge. La figura centrale, Diabolik, è vincente rispetto a Ginko e rispetto alle sue vittime. Il motivo per cui vince è sicuramente la conoscenza della scienza e della tecnica, ma non basta: Diabolik ce la fa sempre perché può contare su Eva Kant, mentre Ginko non sceglie l’appoggio della compagna Altea. Da una parte Ginko segue il dovere sociale, inAntea quanto poliziotto, dall’altra Diabolik preferisce conoscere alla perfezione le regole della scienza e rispettare quelle. Ma, soprattutto, in questo momento di cambiamento (non dimentichiamo che si stava preparando il famoso periodo del ’68), nel crollo di tutte norme, la formula del successo sta nella relazione tra Diabolik ed Eva Kant. La maggior parte delle vittime di Diabolik ha relazioni ipocrite, nascoste, false, illegali: spesso la vittima ha l’amante, ma capita anche il socio che tradisce i suoi partner economici, il dipendente fidato che ne approfitta, o il bandito che cerca di approfittare della banda.

Questo significa che la saga di Diabolik riguarda il tema delle norme, proprio quell’ossatura sociale che sta per essere messa in crisi dal ’68. Da una parte la gente, che è ipocrita, e usa le norme solo per copertura; dall’altra la polizia segue le norme, ma per DiabolikTecnica.jpgquesto rimane rallentata e perdente. Per contrasto Diabolik appare come il trasgressivo, mentre di fatto rispetta alcune norme: quelle della scienza e quelle della complicità con Eva Kant. Per questo è vincente, perché vive le norme che segue, a differenza del mondo alienato in cui si trova, e ne approfitta. Mentre per gli altri il dovere è da subire, va eseguito, per Diabolik le norme sono strumenti e le usa per vincere: le norme della scienza, e le norme della complicità con Eva Kant.

Ripeto, non è verosimile che le sorelle Giussani abbiano deciso di trasmettere questo messaggio. In parte per la loro esperienza personale, di ricerca di autenticità, in parte per la loro disponibilità a seguire il pubblico e a rispondere a quanto intuivano, si è realizzato questo personaggio in grado di proporre una soluzione positiva ai giovani che sentivano il crollo dei valori prima del ’68. La risposta che ne esce si fonda su due criteri importanti, la vita di coppia e la cultura. Per la cultura, in quel momento di contestazione, Diabolik propone lo studio e l’umiltà nei confronti della scienza. Dedica parte del tempo libero all’approfondimento delle novità ed alla sperimentazione, e rispetta il lavoro di chi studia. Per la vita di coppia, definisce il rapporto di amore come la complicità assoluta: il poter contare sempre e comunque sul partner, anche quando tutto farebbe pensare che si sia dimenticato. Si tratta quindi di una alternativa importante al sentimentalismo dell’innamoramento, premessa della fragilità del matrimonio, come aveva visto sulla sua pelle Angela Giussani. Non a caso, ma nemmenoDiabolikEva così consapevolmente, nel 1976 il fumetto si schiera apertamente per il NO all’abrogazione alla legge del divorzio: la garanzia della coppia non sta nel contratto ma nella complicità che Eva Kant e Diabolik costruiscono costantemente.

Non è un paradosso che sia stato uno dei fumetti più criticati per immoralità e che, al pensiero inconsapevole, proponga una vita di coppia particolarmente solida: è stato criticato perché ha avuto un grande successo, ed ha avuto un grande successo per la proposta profonda e costruttiva di speranza, in un momento dove tutti i valori perdevano credibilità. E resta anche l’insegnamento a non aver urgenza di criticare ciò che non si capisce.

Pubblicato da

Alessandro Zucchelli

vedi www.sanzuc.it