Ma cos’è l’amore?

«Amor, ch’a nullo amato amar perdona»

(D. Alighieri, Inf, V, 103)

È forse la parola più usata, e della quale meno si conoscono i contorni. Vorrebbe definire un tipo di legame tra le persone, ma, di fatto, rimane molto vago, anche se ce ne si accorge sempre troppo tardi. Tra i motivi dell’equivoco, il fatto cpuffoInnahe si vorrebbe fotografare una condizione, mentre si nasconde una promessa. «Io ti amo» contiene un impegno, generico, e, quel che è più importante, comporta una risposta, un coinvolgimento, una gratitudine.

L’amore è sempre relazionale: è una condizione individuale, uno stato in cui ci si trova, ma fa riferimento ad un’altra persona, che lo sappia o non lo sappia. Generalmente, lo stato di chi ama, viene definito come «innamoramento»: una condizione di euforia, in cui si avverte la disponibilità di energie, tribuma anche la mancanza di una precisa direzione in cui investirle. L’orientamento naturale di queste energie sarebbe la sessualità e la procreazione, come avviene per gli animali e per chi vive in tribù, con la scarica immediata e praticamente in assenza di innamoramento. Nella civiltà, invece, questo non è possibile, e tutto il processo si complica: nemmeno il “colpo di fulmine” consente l’immediatezza del passaggio all’azione.

La cultura ha insegnato il tabù del sesso: si sono selezionate le coppie che hanno represso sufficientemente la sessualità impulsiva a vantaggio della protezione della tabuprole e, tra le modalità più semplici per la preparazione ad un matrimonio orientato alla fecondità, il tabù del sesso si è rivelato efficace. Solo chi trasformava la pulsione sessuale in una promessa di impegno illimitato era in grado di allevare i figli. Per educare i giovani a questo obiettivo il sistema più semplice e diffuso è stato considerare il sesso peccaminoso, santificabile solo attraverso il matrimonio.

Di qui, la confusione tra amore ed innamoramento: dalla pulsione sessuale repressa alla promessa di un impegno totale ed eterno. In passato, tutto questo era possibile perché il matrimoniovincolo matrimoniale era sostenuto soprattutto dalla società: quale che sia stata la consapevolezza nell’assunzione dell’impegno, l’indissolubilità del matrimonio condannava i coniugi alla convivenza «finché morte non li separi». Dal 1° dicembre 1970 anche in Italia è stato necessario abolire l’indissolubilità del matrimonio, per le eccessive difficoltà derivanti dalle promesse prematrimoniali, che diventavano fonte di litigio invece che condizioni di pace.

L’amore, quindi, nel senso comune, è uno stato dellinnamorataa persona in cui si sente il desiderio di fare qualcosa per la persona amata, nell’aspettativa di ricevere altrettanto in cambio, ma senza sapere bene né cosa si vuol dare né cosa si vuol ricevere. È una disponibilità, ma, proprio per questo, anche la fonte di problemi successivi, in quanto indefinita: quando si tratta di mantenere, c’è sempre il rischio di una differenza tra l’aspettativa e quanto viene dato.

Per altro, l’innamoramento, con la sua fase euforica, tende a far consumare, anche solo per il corto circuito, molte energie, con la conseguenza che, prima o poi queste vengono meno, ed inizia una fase pessimistica negativa in cui ogni Innamoramentopretesto è buono per vedere tutto nero. Dal punto di vista fisiologico, la fase pessimistica ha la funzione di bloccare le spese di energie, in vista del recupero: sul piano psicologico questo assume la forma dell’astenia, generalmente con forme autolesionistiche, alla ricerca di propri errori, dato che, per l’organismo, l’eccesso di spese non ha portato al risultato desiderato.

Fino a che si confonde l’amore con l’innamoramento, si resta in balìa di queste oscillazioni, tra l’euforia del sentirsi amabili e della disponibilità a scalare le montagne, e l’astenia del sentirsi incapaci di conquistare definitivamente la persona amata. Se il processo dell’innamoramento si conclude con il matrimonio, è difficile che il sentimento matrimonio2duri: l’euforia della disponibilità si converte nelle fatiche necessarie per la convivenza, non tutte proprio romantiche, mentre la routine prende il sopravvento. La differenza tra le aspettative di gratitudine per le promesse di amore, e la realtà spesso deludente, tende spesso a convertire, nel giro di pochi anni, il sentimento dell’innamoramento in odio, come se la colpa della delusione e delle fatiche per la convivenza fossero solo del coniuge.

La condizione per una costruzione solida della vita di coppia, invece, è la distinzione tra amore ed innamoramento, rinunciando al sentimento per assumere una decisione. L’amore che serve per una vita di coppia si fonda sull’alleanza e sulla complicità: la dgenitori.jpgisponibilità a fare fatica, presente nell’innamoramento, diventa concreta, nella realizzazione di obiettivi comuni. L’obiettivo comune più naturale è la procreazione, dove l’alleanza e la complicità dei coniugi diventa la disponibilità alle fatiche del mantenimento e dell’educazione, ma ogni realizzazione può diventare motivo per fare fatiche assieme, dal miglioramento del benessere al divertimento. In questa prospettiva, l’amore diventa alleanza di responsabilità: si ama quando si mettono assieme le fatiche per realizzare obiettivi comuni, e si paga assieme per correggere gli errori. In amore non c’è colpa, ma ricerca di soluzioni che mantengano l’alleanza e la complicità, anche se non è detto che si riescano a trovare.

Passare dall’innamoramento che si aspetta una gratituAnziani coppiadine, all’amore che costruisce una complicità, comporta la perdita di tanta euforia, ma anche di tante insicurezze relazionali, in cambio di una buona solidità nel tempo, non per costrizione di legge, ma per scelta riconfermata dall’esperienza.

Pubblicato da

Alessandro Zucchelli

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