«Tutto il problema della vita è questo: come rompere la propria solitudine, come comunicare con gli altri»
Ma è proprio necessaria, la psicoterapia? Anche se sono veramente tanti ad andare dallo psicologo, anche perché molti non lo dicono a nessuno, sono numerosi anche quelli che sostengono che non ce ne è bisogno e che si può fare benissimo da soli. Per altro ho sentito anche molte persone riferirmi che proprio Tizio o Caio, che sostengono di poter fare a meno dello psicologo, sono tra quelle che maggiormente ne avrebbero bisogno. E poi ci sono anche quanti riferiscono di aver provato ad andare dallo psicologo e di esserne rimasti delusi.
La psicoterapia, a differenza della medicina, non è scientifica, e non è una disciplina universale: esistono moltissime scuole (qui l’elenco aggiornato al 2007 delle scuole riconosciute in Italia, 32 pagine, per chi le voglia contare…), ciascuna con una propria teoria ed una propria metodologia, e non smettono di moltiplicarsi. Di qui l’evidenza che non esista un riferimento comune né un fondamento di pensiero che consenta confronti e riunificazioni, e nemmeno, spesso, il desiderio di arrivarci, anche perché, e non è un segreto, è spesso più gradito essere fondatore di una piccola scuola che non vicedirettore di una scuola più grande.
Con questo, è possibile sostenere che una psicoterapia, quale che sia il metodo utilizzato, è meglio che niente: la complessità della vita quotidiana richiede, per un proprio benessere, almeno un periodo di lavoro in psicoterapia. So che l’affermazione è grave, ma si fonda sulla distanza tra gli automatismi naturali e le condizioni di vita poste dalla società attuale: è praticamente impossibile una pace con se stessi e con gli altri come ce l’avevano i nostri avi, senza l’aiuto di una psicoterapia.
Le parole racchiudono l’esperienza: quando dici “mamma” teoricamente intendi tutte le mamme del mondo, ma, di fatto, fai riferimento alla tua esperienza con tua madre, in base alla quale hai interpretato le interazioni con le altre madri che hai incontrato o di cui sei venuto a sapere. Mentre per i nostri bisnonni, c’era praticamente un solo modo per essere madre, oggi che ne sono tantissimi: questo vuol dire che, quando desideri una relazione più intensa con una persona, inevitabilmente metti in gioco anche il tuo modo di pensare alla “mamma” che, probabilmente, è differente da quello della persona che ti interessa. La parola “mamma” è forse una delle più importanti, nelle relazioni significative, ma non è la sola: tutto il tuo passato, che per te è stato l’unico e quindi indiscutibile, entra in contatto con quello dell’altra persona, andando a scontrarsi con la saggezza che i nostri vecchi esprimevano nel principio “donne e buoi dei paesi tuoi“, proprio perché, nel medesimo paese, in passato, le parole avevano significati molto simili.
In altri termini, il linguaggio attuale ci agevola nei rapporti superficiali, anche professionali, ma sta diventando sempre più difficile definire relazioni profonde, proprio perché le esperienze sono sempre più differenti, e nei dialoghi ci si confronta usando parole uguali, dietro alle quali si nascondono pensieri più o meno distanti, credendo di capirsi, mentre si seminano equivoci.
Per questo, la psicoterapia, che si fonda sul confronto con una persona in grado di superare i limiti del significato delle parole, diventa efficace indipendentemente dalla scuola di riferimento: parlando con lo psicoterapeuta, il significato delle parole legate ai temi affettivi si allarga e prende obiettività, rendendo capaci di comunicare meglio. Al contrario, la pretesa di fare da soli finisce inevitabilmente per isolare, anche ignorando gli stimoli che invitano ad un percorso per aumentare le proprie capacità relazionali.
In tutto questo discorso, l’Amico in Affitto può fare la sua parte, in quanto confronto con una persona esperta, ma non va confuso con una psicoterapia che, invece, anche solo per il fatto che mantiene un appuntamento fisso, indipendentemente dalla metodologia, finisce per incidere maggiormente su questo aspetto.
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