«Chi trova un amico, trova un tesoro»
(Proverbio)
Anche se non è ancora entrato nel pensiero comune, l’essere umano è un animale profondamente sociale: non è in grado di vivere da solo. Il progresso ha contagiato tutti, e le scoperte dei nostri avi hanno semplificato la vita al punto da non poterne più fare a meno: il fuoco, la semina, i principi della fermentazione necessari per fare il pane, il vino, il formaggio, sono scoperte che hanno richiesto tempi lunghissimi, e che ora sono a disposizione anche delle popolazioni meno civilizzate. E la parola comporta che, quando l’individuo pensa, di fatto utilizzi i medesimi concetti del popolo dal quale li ha appresi, mediante il linguaggio: per il solo fatto di pensare si è con gli altri.
Questa tensione sociale così tipica della natura umana sta portando ad una variazione profonda nelle caratteristiche soggette all’evoluzione: sta cambiando la modalità di relazione, con effetti anche sulle generazioni future e, probabilmente, stiamo assistendo all’inizio di questa mutazione.
La relazione, per l’essere umano, viene ereditata dai primati: lo scimpanzé viveva in branco, l’essere umano si è sviluppato in tribù. Una cinquantina di individui vivevano assieme, proteggendo i piccoli ed i deboli, ed avendo relazioni con le altre tribù per rapirne le femmine (1) e contrastarne l’espansione. Ottomila anni fa circa è nata la famiglia, nuovo sistema di aggregazione, che ha consentito la formazione di gruppi molto più numerosi, dal regno all’impero, con la formazione delle città che hanno sostituito i villaggi tribali. Diventa possibile una relazione pacifica con molte più persone, anche nella distanza, e si inventano sistemi di comunicazione che superino lo spazio: grazie all’invenzione della scrittura, la posta, studiata per motivi militari circa seimila anni fa in Cina, è diventata presto un sistema di relazione tra persone distanti. All’inizio del secolo scorso, la posta era talmente efficiente che si poteva leggere la risposta nella medesima giornata in cui era partita la missiva, almeno per distanze regionali.
Nel 1960, in piena guerra fredda, si studia un sistema per trasmettere messaggi alla velocità della luce: da questi studi si sviluppa internet, un modo per collegare, attraverso i cavi telefonici, diversi elaboratori elettronici in grado di comunicare tra loro, scambiandosi non solo voce e scritti ma anche fotografie e filmati, per concordare strategie belliche. Tuttavia, il profondo istinto sociale umano prevale, e trasforma questa nuova metodologia inventata per la guerra in quello che conosciamo oggi, fondamentalmente pacifico, e non si ferma. Da internet è arrivata la posta elettronica, poi la chat, ora i social, a diffusione vertiginosa, tanto che i telefoni sono diventati mobili, e poi in grado di dialogare tra loro supportando i social.
La potenza di questa comunicazione è molto alta: quanti matrimoni sono saltati per un messaggino letto dalla persona cui non era destinato, o per un post imprudente su Facebook? Casi in cui la relazione reale, sicuramente già poco solida, ha ceduto di fronte a quella virtuale, più fragile ma scritta e leggibile.
Grazie ai social la vita cambia: la sete di relazioni e di rapporti sociali, frazionata nei condomini, si espande al punto che, al ristorante, sono tanti coloro che preferiscono chattare piuttosto che parlare con i commensali.
La società sta cambiando: si vende su internet, ci si informa su internet, si trovano spunti di riflessione come stai facendo tu ora. Solo qualche anno fa tenevo conferenze ad un folto pubblico: oggi è più facile stare a casa, e io devo imparare questo strumento recente, così che molti di più possano fermarsi a leggere quanto gli serve, senza dover uscire per tutta la serata.
Anche le amicizie cambiano: ci si conosce, ci si scambiano foto, ci si affeziona anche senza mai essersi visti. E ci si aiuta: non pochi, pubblicando sui social le loro esigenze, hanno trovato risposte anche più valide di quelle cui erano abituati, pur senza conoscere di persona chi li ha aiutati.
Per questo si sta impostando una mutazione: chi sa usare i social ha la vita più facile, e fa meno fatica a superare le difficoltà, come è avvenuto tutte le volte in cui le specie hanno trovato modalità per accordi più vasti. L’individualista perde, rispetto a chi sa stare con gli altri, indipendentemente dalla modalità usata.
Si tratta quindi di imparare ad usare questi nuovi mezzi, e di insegnare ad usarli: è un’evidenza storica il costante aumento della popolazione mondiale e del suo benessere, determinati dalla tensione verso la pace. Questo induce a ritenere che sarà così anche in futuro, e che prevarrà sempre la componente di pace e di collaborazione, anche se i tentativi di strumentalizzazione saranno sempre presenti, come dappertutto… Ma non partecipare vuol dire abbandonare la possibilità di contributi positivi, consentendo quindi avanzamenti -provvisori- di contributi negativi. Buona Pasqua!!!
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(1) In tribù era pericoloso avere rapporti sessuali con gli appartenenti al medesimo gruppo, perché si rischiava l'incesto, in quanto non era noto il padre. I primati si comportano in questo modo, ed il Ratto delle Sabine ne è traccia nella storia umana.
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