Errare humanum

«L’errore ci dona l’opportunità di iniziare a diventare più intelligenti»

(H. Ford)

Scavando nei ricordi, si può intuire che, quando andavamo alle elementari, un giorno la maestra ha spiegato che, in una antica biblioteca di un castello importante, c’è un gran volumelibro, sempre aperto, su un leggio, a disposizione di chi lo voglia consultare. Le pagine, in pergamena robusta, riportano due elenchi: quelle pari la lista degli errori e dei comportamenti da evitare, mentre su quelle dispari si trovano i comportamenti giusti e da eseguire sempre. La maestra stava anche spiegando come arrivare a quella biblioteca, ma tu, in quel momento, ti sei distratto, e non sei più riuscito a sapere dove si trovasse. Tutti i tuoi compagni l’hanno imparato, e si direbbe proprio che sappiano bene come consultare il Volume del Giusto e dello Sbagliato, ma tutte le volte in cui hai cercato di avere qualche informazione in più, ti hanno guardato con quell’espressione per cui hai capito che era meglio far finta di sapere, per evitare brutte figure.

Adesso che sei adulto, è ora che tu sappia che quel libro nvestitiNuovion c’è, e che anche i tuoi compagni non sanno dove sia, e che, se tutti si comportano come se conoscessero a menadito l’elenco di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, di fatto fanno finta di sapere, come hai sempre fatto anche tu. H.C. Andersen ha rappresentato bene questa condizione nella favoletta morale che puoi trovare qui.

Di fatto, nessuno puleggeò sapere cosa sia giusto e cosa sia sbagliato. L’elenco delle Leggi, civili e penali, non riguardano ciò che è giusto e ciò che è sbagliato: riportano le regole per una convivenza pacifica, e le conseguenze che la società impone a chi le trasgredisce ma, come osservi quotidianamente, molte persone non le rispettano, e spesso i vantaggi che ne ottengono superano le pene previste dalla Legge. La Giustizia non dice cosa sia giusto: dice cosa non si deve fare per convivere in pace nella nazione che riconosce come valido proprio quel Corpus giuridico, che è diverso da Paese a Paese, proprio perché non è obiettivo.

Anche per quanto riguarda il pensiero astratto, l’errore obiettivo non esiste: anche se tutti siamo d’accordo che è sbagliata l’affermazione «2 + 2 = 5», di fatto siamo ancora lavagnanell’ambito del discorso legale: se siamo d’accordo nel definire la sequenza dei numeri, allora dobbiamo rispettarla. Ma è possibile immaginare un’altra serie teorica di numeri dove valga il «2 + 2 = 5», con tutte le conseguenze del caso. Resta che il pensiero ha bisogno di regole (la logica) ma non si tratta di regole «vere», bensì di regole «utili» e, ancora una volta, ci ritroviamo senza né un giusto né uno sbagliato che possano essere obiettivi, validi per tutti e per sempre.

Per questo, come hai già visto in un articolo precedente, possiamo parlare di errore solo in terminErroreSchemai soggettivi. Di conseguenza, la definizione più efficace, per fare esperienza e per imparare a guidare il proprio comportamento, diventa questa: «errore è la differenza tra ciò che voglio e ciò che ottengo». E, dato che quello che si vuole è nel pensiero e nel futuro, mentre quello che si ottiene è nella realtà e nel presente, la differenza ci sarà sempre: si tratta di decidere cosa farne.

In altri termini, la vita è una sequenza di errori, di differenze tra progetti e realizzazioni: chi è in condizioni depresse, termometrovedrà quello che non ha realizzato; chi è in condizioni euforiche penserà ad ulteriori progetti senza badare a come realizzarli; chi è in ansia starà a vedere momento per momento le differenze tra progetto e realizzazione, e chi è in equilibrio utilizzerà quello che ha realizzato per proseguire nelle sue ricerche. Da come vivi l’errore sai come stai.

Pensare che gli errori siano obiettivi, che «però, quello è stato proprio uno sbaglio», è mappadannoso, perché aumenta le conseguenze negative, anche se è difficile uscire da questo modo di pensare. Invece, è molto più conveniente cercare di capire dove si sia arrivati in seguito a tutti gli inevitabili errori: avere un’idea del punto di partenza per i prossimi obiettivi permette di ridurre le differenze tra progetti e risultati. Naturalmente, gli amici sono le persone più indicate per aiutare a capire dove si è, perché, senza un confronto, si rischia di illudersi.

Pubblicato da

Alessandro Zucchelli

vedi www.sanzuc.it