… ma la sfortuna ci vede benissimo!

«Kairos (gr. Καιρός) Divinità greca, personificazione del «momento opportuno». È ricordato a partire dal 5° sec. a.C., quando Ione di Chio gli dedicò un inno, in cui lo celebra come il più giovane figlio di Zeus. A Sicione se ne trovava una statua scolpita da Lisippo. Ebbe un altare a Olimpia».

(Enciclopedia Treccani)

Fin dal quinto secolo a.C. la mitologia, che raccoglie la saggezza e l’esperienza nascondendola in racconti apparentemente assurdi, aveva identificato il “momento opportuno” nella figura del dio Kairos, calvo e con i capelli lunghi davanti, perché, per acciuffarlo è neΤύχηcessario accorgersene prima e, quando è passato, non c’è più verso di prenderlo.

Gli antichi greci sapevano anche che la Fortuna (Τύχη) non è un patrimonio, un diritto, ma un destino inevitabile, non necessariamente positivo.

Le religioni monoteiste hanno inserito questi concetti, dal destino, alla fortuna, al “momento opportuno” nella “benedizione divina“. ProvvidenzaTanto per gli ebrei che per i musulmani, il benessere materiale è segno evidente della benevolenza divina, ed anche i Calvinisti, setta protestante cristiana particolarmente diffusa in Svizzera, sono del medesimo parere. Per i Cattolici, il concetto di Provvidenza consente di trasformare in speranza anche il caso negativo: se anche ora sembra andare tutto male, arriverà il momento in cui si capirà che serviva anche questa prova.

Invece, per le religioni non monoteiste, che in oriente ci sono ancora, il problema della fortuna resta tutto da risolvere, di volta in volta. In particolare, il dubbio più frequente è se convenga seguire la legge comune, le norme del gruppo, o se sia preferibile approfittare di qualche falla e coglier il momento opportuno per fare i propri interessi. D’altro canto, lo stesso dubbio resta in occidente: quante volte vien voglia, leggendo sui giornali di chi acchiappa la fortuna beffando la legge, di fare altrettanto?

seminaSemplificando molto, si possono dividere le strategie per acchiappare la fortuna in due grandi classi, la strategia del contadino e quella del cacciatore. (Le immagini sono allegoriche, e servono solo per vivacizzare il ragionamento, ma non ci sono allusioni alla professione o all’hobby reale). La strategia del contadino si fonda sulla semina e sull’attesa del raccolto: per un buon raccolto occorre rispettare tutte le leggi naturali e, cacciatoredi conseguenza, il metodo del contadino tende ad estendere il rispetto delle leggi a tutta la vita quotidiana, dal non uscire dai propri confini al mantenere le promesse con i vicini. Al contrario, la strategia del cacciatore si fonda sull’attimo da cogliere, sulla prontezza dei riflessi, ma anche sulla forza che deriva dall’impugnare l’arma, quindi impostando anche le relazioni con gli altri in modo competitivo senza temere i conflitti.

Entrambe le strategie sono efficaci, tanto che se ne trovano gli esponenti in ogni ceto sociale.  Per chi le comincia ad utilizzare con metodo, la probabilità di successo è di circa il 55%, ma col tempo, aumentando l’esperienza e la pratica, si riesce ad aumentare molto, a volte anche ad arrivare al 90%, anche se una quota di insuccessi è sempre da prevedere. Un buon contadino deve comunque temere le tempeste e qualche cacciatore che gli porti via parte del raccolto per risolvere i propri bisogni, ed un buon cacciatore corre sempre il rischio di cacciarsi nei guai o di trovare un nutrito gruppo di contadini che gli facciano pagare con gli interessi quanto può aver danneggiato o portato via. Il contadino è stanziale: la semina richiede la costanza di aspettare il raccolto, e tutta la vita si nomadeorganizza nell’approfondimento dell’ambiente. Il cacciatore, invece, è nomade, non solo perché tende ad appropriarsi di tutte le prede, esaurendo la zona, ma anche perché se i contadini si organizzano in tanti contro di lui rischia di perdere tutto.

codiceCertamente, la tua strategia è quella del contadino: i cacciatori non si fermano a riflettere. Per questo, ti verrà spontaneo pensare alla componente illegale dei cacciatori, perché il cacciatore coglie l’attimo indipendentemente da quello che sta scritto nella Legge. Invece, il buon cacciatore conosce bene la legge, proprio per aggirarla ed evitarne le conseguenze e, se ci pensi, hai sicuramente presente qualche personaggio che, con la strategia del cacciatore, è riuscito ad arrivare ad alti livelli di potere, restando sempre nei margini della legalità.

Entrambe le strategie, come dicevo, possono arrivare a successi del 90%, e non è che l’una sia meglio dell’altra. Ti sarà sicuramente successo di trovarti in periodi difficili, per fattori esterni o per la prepotenza di qualche cacciatore, e di pensare di cambiare strategia: carcerema è solo illusione. Infatti, se non esiste la strategia che vince sempre, né quella del contadino, né quella del cacciatore, c’è, invece, un sistema per perdere sicuramente: quello di cambiare strategia. Se rinunci all’esperienza che hai raccolto come contadino, e pensi che sia facile inventarsi cacciatore, finisci nei guai. Il carcere è pieno di queste persone, che tentano di rubare, ma non sono ancora capaci, tentano di truffare, ma sono inesperti, e vengono scoperti subito. Se rinunci alla tua strategia, butti via un sapere, ma non hai ancora quell’altro: ti ritrovi le vendette dei contadini traditi e le ostilità dei cacciatori che non vogliono nuovi concorrenti.

Più raramente, ma anche qualche cacciatore si pente: spesso è l’amore che lo converte: la moglie, i figli, che vorrebbero meno pericoli, meno rischi, rinunciando alla ricchezza, ma anche allo stress. Anche in questi casi, il cacciatore che pensa di poter passare a contadino è resetperdente: gli ex colleghi sono il primo pericolo, perché vedono le sue ricchezze ormai a disposizione, e cominciare la strada del contadino quando si ha una certa età non è facile. Spesso, abbassando la guardia, c’è anche il rischio di dover pagare vecchi debiti con la giustizia, e il carcere non aiuta a cambiare strategia. I cacciatori che sono cascati nelle maglie della giustizia fanno fatiche enormi per reinserirsi nel mondo dei contadini, una volta scontata la pena, e spesso preferiscono tornare ai metodi precedenti.

Per questo, non pentirti della strategia che hai scelto. Invece, coltivala ed approfondiscila, rendendola un abito su misura perfetto per te. Accorgiti dei successi, stuporee cerca di capire come hai fatto ad ottenerli: troppo spesso, infatti, soprattutto chi segue la strategia del contadino, perde tempo a studiare gli errori, come se servisse a qualcosa, e trascura di approfondire le strade che consentono di vincere. Non è che la sfortuna ci veda così bene: è che spesso la si va proprio a cercare, dimenticando di mettere in pratica le capacità che si hanno acquisito.

Pubblicato da

Alessandro Zucchelli

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