Le piccole fobie della vita quotidiana

«Le paure che non affronti, diventeranno i tuoi limiti»

(R. Sharma)

La paura è un istinto vitale: mira a sopravvivere al pericolo, organizzando tutto l’organismo perché riesca ad allontanarsene al più presto, mediante la fuga, grazie all’efficacia del sistema nervoso cosiddetto orto-simpatico.

Il sistema nervoso, tuttavia, dispone anche di un altro automatismo, che è funzionale all’adattamento, noto agli addetti ai lavori come condizionamento operante.

Scoperto da B.F. Skinner negli anni ’50, il condizionamento operante è il fondamento di ogni apprendimento: «qualsiasi organismo vivente che trova, in secondizionatoguito ad un preciso comportamento, una risposta ad una sua esigenza, tende a ripetere il medesimo comportamento quando avesse bisogno della medesima risposta».  Skinner ha potuto dimostrare questa legge mediante esperimenti di laboratorio dove le cavie, ospitate in apposite gabbiette, imparavano a premere un pulsante per avere cibo. Inizialmente, la cavia affamata era solo agitata ma quando, per caso, premeva il pulsante, e ne riceveva cibo, ecco che imparava a nutrirsi, ricorrendo al medesimo comportamento ogni volta che aveva fame.

Oggi sappiamo che il condizionamento operante determina l’apprendimento di ogni organismo fornito di sistema nervoso: non a caso, il voto scolastico è da sempre lo strumento didattico più diffuso. Quando, per l’età dell’allievo, non c’è ancora la motivazione al sapere, infatti, è il premio del voto, e quindi il condizionamento operante, la molla che spinge a studiare. Anche se chi lo usa non sempre ne è al corrente.

Questo meccanismo è sempre attivo, e può essere rappresentato come la sete costante di apprendimento di ogni organismo vivente, dove l’apprendimento riguarda soprattutto l’adattamento all’ambiente: ogni individuo tende ad imparare come stare meglio nel luogo in cui si trova.

Il meccanismo del condizionamento operante è molto più potente di quanto si creda: la scuola psicoterapeutica denominata comportamentistica utilizza proprio il condizionamento operante per ottenere risultati rapidi ed efficaci su molti problemi, comprese le fobie.

Purtroppo, però, il condizionamento operante funziona anche a danno della persona.

Quando, per qualsiasi motivo, si prende uno spavento e si teme per la propria incolumità e, dopo una determinata reazione, canesi ottiene un risultato che è anche qualcosa di più della semplice salvezza, allora il condizionamento può imparare che quel comportamento è stato efficace, impostando una predisposizione alla ripetizione.

Poniamo il caso di un bambino che, per strada, ha fatto un capriccio, ed è stato sgridato dalla mamma, che gli tiene il broncio. Se passa un cane, e il bambino fa un salto in braccio alla mamma, ottiene due soddisfazioni, quella di non essere morso dal cane, e quella di far pace con la mamma senza dover chiedere scusa. Nel caso che una sequenza simile si verificasse una seconda ed una terza volta, anche senza che il cane debba arrivare proprio vicino, in futuro basterebbe la presenza di un cane per far scattare gli automatismi, ed il bambino avrebbe il diritto alle coccole della mamma in seguito ad un solo  guaito. Da adulto non ci saranno più le coccole, ma il condizionamento di solito continua, nella speranza inconscia che tutto  possa verificarsi ancora.

La fobia si struttura quindi in questo modo: inizialmente, si verifica più di un vantaggio derivato dalla fuga: se gli episodi vantaggiosi si ripetono qualche volta, allora il condizionamento si radica, ed assume la forma del limite alla personalità.

Ci sono anche paure che si sviluppano nella vita quotidiana e che, se non vengono fermate, rischiano di diventare fobie, anche se raramente, chi le prova, le chiama così. Qualcuno comincia ad evitare di andare dal dentista, altri evitano i farmaci, oppure, in seguito ad un malinteso, si smette di frequentare una persona, i suoi amici, tutto il gruppo… E tante altre forme di piccole paure che fanno rimandare la soluzione.

Anche dietro a queste piccole paure, lavora il condizionamento operante.

Al pensiero di andare dal dentista si associa il timore del dolore, e la soluzione dentidi rimandare la telefonata per fissare l’appuntamento premia perché cancella la fantasia della sofferenza. Ma, prima o poi, un ascessino arriva, e parte una gara tra dolore reale e dolore immaginato: finché si può, si fa vincere il dolore immaginato, e si tiene a bada il dolore vero con farmaci omeo ed allopatici… ma la vittoria finale sarà di quello reale: bisognerà andare dal dentista, e pagare in una volta sola tutti i rinvii.. con anestesie totali, mesi di invalidità per la bocca, e rimpianti per non aver affrontato prima quel piccolo disagio iniziale.

Il trattamento, a posteriori, di queste piccole forme fobiche, è lasciato quindi alla vita: naturalmente, chi le coltiva pensa che non succederà mai di dover affrontare tutto in una volta il superamento del limite, ma la probabilità è alta, e basta guardare quello che succede agli altri.

Per arrivare in tempo, di solito è sufficiente leggere un articolo di questo genere… non serve nemmeno una seduta… ma, se proprio pensi di non farcela, scrivimi, che vediamo come fare: le mie risposte sono gratuite, e questo è il mio indirizzo personale.

 

 

 

Pubblicato da

Alessandro Zucchelli

vedi www.sanzuc.it