«Canta che ti passa». Non sempre basta cantare, ma se non basta, occorre far qualcosa di più efficace per stare meglio.
(saggezza popolare)
Martin Seligman, che è stato presidente dell’Associazione Americana degli Psicologi, suggeriva, a chi soffre di depressione, di imparare a riconoscere, ogni giorno, tre episodi in cui i risultati sono stati migliori delle proprie aspettative. Qualcuno l’ha chiamato l’esercizio delle benedizioni.
Di fatto, il sistema nervoso, che difende automaticamente la vita, si abitua immediatamente ai miglioramenti, mentre non sopporta i peggioramenti. Per questo è più facile avere di che lamentarsi nonostante non si stia proprio male, ma questa è anche la via che apre la porta a diverse forme depressive.
In particolare, dopo i 50 anni, il fisico risente degli anni che avanzano, ed è naturale confondere il benessere di quando si era più giovani con le condizioni delle società di allora, e rimpiangere quelle che una volta si chiamavano difficoltà. Dato che il tempo non torna indietro, questi rimpianti non trovano soddisfazione, ed aumentano i pensieri depressivi.
Da parte mia, mi sono inventato un appartamentino sulla Luna, per cercare di vedere i cambiamenti con distacco, e cogliere ciò che è più utile. Si tratta di imparare a vedere le cose cercando di essere imparziali, di togliere gli interessi personali, e, soprattutto, di mettersi nella condizione per ammirare quello che c’è.
Allora, col telescopio, scruto la mia cucina… con l’acqua corrente! Per quanti millenni, gli antenati hanno dovuto andare al pozzo per poter bere? A fianco, la piastra di cottura, a gas o elettrica o induzione. Fino a poco tempo fa c’era solo la legna per scaldare, con tutte le difficoltà per regolare la temperatura. Poi il frigorifero: la possibilità di conservare molto più a lungo, con aumento della qualità e riduzione dei prezzi. E, quando si fa buio, si accende la luce, con un interruttore, senza dover riempire la lampada a olio e senza il fastidio delle candele.
Tutte soluzioni ormai abituali, ma che per gli antenati sarebbero motivo di meraviglia e di stupore. Probabilmente, se fossi nato un secolo prima, oggi non ci sarei, non solo perché la vita era più breve, ma anche perché era più pericolosa e difficile: se oggi stai soffrendo, l’essere vivo ti permette di sperare e di impegnarti per star meglio e far star meglio le persone cui vuoi bene.
Certo, non basta qualche considerazione sulle comodità di casa per togliere la depressione… ma se queste considerazioni non ti smuovono nemmeno un briciolo dal pessimismo, allora bisognerà affrontare il problema, perché la tua vita può essere molto più bella, ed è un peccato non stare bene… A presto!
Grazie!
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Riflessione utilissima, ne faccio tesoro! Aggiungo quel che vedrei dal mio appartamentino sulla Luna: una lavatrice. Solo 50 anni fa la mia mamma (e tante donne come lei) faceva la “bögada” (il bucato, tuttora si usa questo termine in bresciano per indicare una gran faticata) alle 6 del mattino della domenica (dopo una settimana, sabato compreso, di lavoro in casa e in ufficio) per non impedire l’uso dell’unico bagno di casa (ecco, dalla Luna vedo anche DUE bagni). La piccola vasca da bagno era riempita dalle lenzuola, dalle tovaglie, dai fazzoletti (quello che oggi chiamiamo il bianco) che venivano messe in ammollo e più tardi lavate, risciacquate, stese e stirate. Ricordo la fatica di mia mamma nel tirare su e giù pesanti lenzuola imbombate d’acqua e detersivo, a volte mi svegliavo e la sentivo sbuffare di fatica. Poi, finalmente, a metà anni sessanta arrivò la prima lavatrice semiautomatica (mai vista mia mamma più felice 🙂 che ballava ridicolmente durante la centrifuga.
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