Sbagliando si impara… o no?

«È possibile fallire in tanti modi, mentre riuscire è possibile in un modo soltanto».

(Aristotele)

Troppo spesso si pensa di aver sbagliato, senza sapere esattamente in cosa consista l’errore. E si crede che il giusto e lo sbagliato siano chiari ed evidenti per tutti.

Ci si dimentica che molto di quello che ieri era giusto, oggi è sbagliato, e viceversa. All’inizio del secolo scorso era giusto picchiare i bambini e le mogli, mentre era sbagliato non uccidere chi tentava di entrare in casa. Anche da cultura a cultura, cambia ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Addirittura, nel giro di pochi giorni è possibile modificare il giudizio a proposito di un fatto, ed una favola Zen riassume bene questo concetto.

Quando si desidera qualcosa, si progetta un percorso ritenuto giusto, e, se si fallisce, si pensa di aver sbagliato, credendo, almeno, di imparare.

Ma non c’è giusto o sbagliato, salvo la morte (perché senza vita non è possibile continuare). Ogni momento è il punto di arrivo ed il punto di partenza per il passo successivo, ed ogni momento ha i suoi vantaggi ed i suoi svantaggi. In carcere si possono fare esperienze di maturazione, e la povertà può diventare occasione per imparare a superare la difficoltà, anche se non è il caso di progettare un periodo di carcere o una vita di povertà per aumentare le proprie doti.

L’errore non è il punto di arrivo del percorso, e tu non sei i tuoi errori. L’errore è quella scelta che ti ha impedito di raggiungere la méta desiderata: non è il punto di arrivo.Errore

Il problema vero, è capire dove è successo l’errore: come diceva Einsteinla mente che ha commesso l’errore difficilmente è quella che riesce ad identificarlo”, perché nessuno vuole sbagliare.

Per questo, l’errore si scopre solo in seguito al confronto, con una persona Amica, anche “in Affitto”.

 

Pubblicato da

Alessandro Zucchelli

vedi www.sanzuc.it