«Avete inventato la psicanalisi perché vi siete dimenticati dell’amicizia»
(dall’intervento di un saggio indù ad un congresso di psicanalisi)
Stando a Wikipedia, “lo psicoterapeuta è un professionista – medico o psicologo – autorizzato all’esercizio della psicoterapia dall’Ordine professionale di appartenenza. Il suo intervento mutua le tecniche dai numerosi modelli applicativi della psicologia, ed ha lo scopo di curare i disturbi di origine psichica. – In Italia … (si) obbliga il professionista a conseguire una specializzazione post universitaria in psicoterapia … A tali scuole possono accedere solo i laureati in psicologia o medicina iscritti ai rispettivi Albi professionali.”
Già nella parola “psicoterapeuta” è insito un profondo legame con la medicina: il termine “terapeuta” (dal greco, = “curante”), e questo presuppone una malattia. Non si cura chi non è ammalato. E qui sorgono i problemi: come fa la psiche, l’anima, lo spirito, ad ammalarsi? Se la malattia riguarda il sistema nervoso, o comunque l’organismo, la soluzione sarà competenza del neurologo o più genericamente del medico, ma se il sistema nervoso, l’organismo, non è ammalato, cosa si curerà?
Per questo, la psicoterapia, in tutte le sue scuole, riprende metodiche mediche da applicare a quanto, nell’essere umano, non è competenza della medicina. In particolare, l’attenzione dello psicoterapeuta al cliente è orientata, come quella del medico, alla ricerca del problema, e quindi allo studio di ciò che manca alla persona, rispetto a ciò che dovrebbe avere secondo i criteri definiti dalla scuola di appartenenza. La persona, che per lo psicoterapeuta di scuola analitica potrebbe avere subito mancanze nel periodo dei primi due anni di vita, per il cognitivista avrebbe carenze nella personalità che lo costringono alla compulsione, e per il sistemico emergerebbe la conseguenza di comunicazioni paradossali sulle tematiche del potere da parte dei genitori.
L’Amico in Affitto nasce, invece, come esperto in educazione per gli adulti. Per l’educatore non ci sono malattie della psiche, quindi non c’è cura. Ci sono, invece, problemi e disagi nel modo di viversi, e di vivere con gli altri. Problemi che non sono da cercare: li dichiara il cliente. Quello che c’è da cercare sono gli strumenti per risolverli: l’indagine psicologica dell’Amico in Affitto riguarda le doti del cliente, e non le mancanze.
“La perfezione non esiste, e rispetto ad un modello teorico, ogni persona presenterà sempre delle carenze“.
Ma questo non serve per vivere: per superare il disagio occorre mettere in campo le capacità presenti, ed eventualmente trovare il modo per aggiungerne.
L’Amico in Affitto non cura: affianca, proprio come un vero amico, fornendo la propria esperienza per superare il disagio di chi ne chiede la consulenza. Un’esperienza costruita in anni di attività come psicoterapeuta e psicanalista, diventata conoscenza di base per l’efficacia dell’incontro.
(Per ulteriori informazioni, tutti i rimandi dalla pagina “cos’è l’Amico in Affitto“)